Lapis Satricanus - Blog di Archeologia (Storia / Archeologia Romana)
Questa pietra oblunga, rinvenuta a Satricum (Borgo Le Ferriere), la seconda città per grandezza del Latium vetus, riporta un’iscrizione datata tra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C. È la base di un donario reimpiegato in posizione non facilmente visibile, come blocco nelle fondamenta del tempio dedicato alla Mater Matuta, dea dell’aurora e protettrice delle nascite, costruito pochi anni dopo, forse a testimonianza del cambiamento politico avvenuto in un’epoca di grandi tumulti. Il testo infatti, in latino arcaico, è il seguente:
“[…]…IEI STETERAI POPLIOSIO VALESIOSIO / SUODALES MAMARTEI”
ovvero:
“… posero di Publio Valerio / i compagni a Marte” oppure “I compagni di Publio Valerio donarono a Marte”.
Publio Valerio Publicola fu uno dei primissimi consoli della Roma repubblicana, eletto quattro volte. Egli apparteneva ad una delle più nobili case romane ed era un discendente del sabino Voluso, che si era insediato a Roma con Tito Tazio, il re dei Sabini, e che era il capostipite della gens Valeria. Sotto i suoi consolati si combatterono battaglie vittoriose contro gli Etruschi di Veio, Tarquinia e Chiusi (in particolare a Selva Arsia, dove gli Etruschi speravano di riconquistare Roma perduta con la cacciata di Tarquinio il Superbo, e dove morì l’altro console, Lucio Giunio Bruto, e durante l’assedio di Roma da parte del re di Chiusi Porsenna) e contro i Sabini di Fidenae, costruì un tempio dedicato alla dea Vica Pota, dea arcaica della vittoria e della conquista, promulgò alcune leggi e permise al popolo di nominare due questori.
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