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Le mappe nel mondo antico. La Tabula Peutingeriana (Parte II) - Blog di Storia e Archeologia

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Le mappe nel mondo antico. La Tabula Peutingeriana (Parte II) - Blog di Storia e Archeologia

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La Tabula Peutingeriana si compone, come abbiamo precedentemente esposto (parte I), di 11 lunghi fogli di pergamena che rappresentano tutte le terre allora note all’impero romano, Europa, Asia, Africa del Nord, circondate su tutti i lati dall’oceano. Vediamone i contenuti.

La linea di costa è probabilmente il primo elemento ad essere stato disegnato, rappresentata da una linea nera continua e ondulata, rappresentata in modo del tutto convenzionale. I mari che essa racchiude sono di colore verde rame (che ossidandosi ha dato grossi problemi di conservazione), elemento secondario rispetto alle terre e quasi solo utili al fine di circondarle e tracciarne i confini, tanto da essere raramente nominati; i nomi dei bacini anche importanti sono spesso imprecisi, mentre quelli minori sono mancanti o non individuabili. Le isole più ricche di dettagli sono la Britannia, l’odierna Ceylon, la Sicilia, Creta e Cipro, di minor rilievo la Sardegna e la Corsica, tutte ben localizzate e dai contorni riconoscibili, mentre le isole minori, compresi gli arcipelaghi, sono estremamente astratte e tondeggianti, collocate in maniera vaga, ma sempre con l’indicazione del nome, anche se ormai corroso. In alcuni casi si riscontrano nomi di isole non presenti altrove, forse imputabili ad errori del copista medievale.

Le terre sono lasciate al colore vivo della pergamena. I loro confini sono ben definiti ed indicati, nello specifico, per il confine tra Europa e Africa nel Mediterraneo, tra Europa e Asia nel fiume Tanai (attuale Don), tra Asia e Africa nel fiume Nilo; si riscontrano inoltre in India due are con l’indicazione “Hic Alexander responsum accepit, usque quo Alexander?”(“Qui Alessandro ottenne il responso, fin dove Alessandro?”) che, citando un evento storico, indicherebbero il confine delle terre raggiunte da Alessandro Magno ma anche figurativamente il limite umano.

I monti sono ricordati con un disegno del tutto convenzionale, una gibbosità con una base retta, che non manca però di varietà rappresentativa sia di forme che di colori, che variano dal marrone al grigio chiaro, al rosa, al giallo e al rosso, senza mai cercare una rappresentazione realistica ma cercando comunque una pseudoprospettiva; i nomi dei monti sono rari (Monte Tauro, Monte Imeo, Monte Sinai, Monte Oliveto), più spesso si trova il nome di una località o valico, altre volte sono di difficile localizzazione e paiono maggiormente una generica indicazione della fonte di un fiume. Alcuni infine sono nominati ma non disegnati.

I fiumi assumono una notevole importanza nella Tabula, poiché difficili da attraversare durante il viaggio a meno di apposite infrastrutture, che sono sempre segnalate: in quest’ottica si comprende la presenza di fiumi di scarsissima rilevanza, che assumono senso in quanto pongono il problema dell’attraversamento di una strada importante attraverso traghetti e stazioni di posta (mansiones). In rari casi è perfino più importante l’affluente. Quasi tutti i fiumi vengono fatti risalire ad una formazione montuosa; mentre la loro origine oppure la loro foce è disegnata con indicazione esatta, che presenta anche il nome (abbreviato Fl.), il loro corso è del tutto inventato e a volte cancellato quando se n’è riconosciuto un errore. Il colore è verde, come il mare, e il disegno è astratto ma mai ripetitivo; intorno al Po e ad altri fiumi dell’Italia settentrionale è presente un bordo rosso, forse ad indicare una via fluviale, non presente però altrove. Il corso è quasi sempre orizzontale per adattarsi alla forma della mappa. Talvolta la mansio richiama il nome di un fiume (ad esempio Ad Aquas) ma questo non viene disegnato; talvolta invece si trovano distanti: un sicuro errore del copista.

I laghi sono rappresentati in modo convenzionale sia per forma che per dimensioni, anch’essi di colore verde. Sono stati disegnati anche laghi di importanza trascurabile ma di probabile interesse logistico; mancano alcuni laghi certamente noti ai Romani, come il lago di Garda; raramente la loro presenza sta ad indicare una generica abbondanza di acque interne, oppure l’origine di un fiume. Come al solito infine alcuni laghi sono stati nominati ma non disegnati, o semplicemente si ricavano dal nome dell mansio locale che talvolta può indicare anche paludi, saline o centri termali.

Le rappresentazioni di boschi sono estremamente rare e affidate ad un gruppetto di alberelli, convenzionali ma vari: solo la Silva Marciana (la Foresta Nera in Germania) e i Vosgi hanno il privilegio di essere ricordati, oltre al boschetto di lauri che circondava il tempio di Apollo ad Antiochia.

Altri elementi di geografia fisica nominati nella Tabula comprendono deserti e terre inospitali dove non era possibile trovare popoli “civili”, paludi e solitudines.

Vedremo nel prossimo articolo la geografia umana.

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