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Le mappe nel mondo antico. La Tabula Peutingeriana (Parte III) - Blog di Storia e Archeologia

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Le mappe nel mondo antico. La Tabula Peutingeriana (Parte III) - Blog di Storia e Archeologia

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Dopo aver trattato della sua forma e della sua importanza (parte I) ed essere passati poi agli aspetti di geografia fisica (parte II), parliamo ora della geografia umana.

I luoghi dell’abitazione umana vengono contrassegnati con il solo nome oppure tramite l’utilizzo di vignette. Vi sono tre città che recano una personificazione della città stessa, con il nome in rosso, le più importanti: esse sono Roma, rappresentata come una dea seduta su un trono con i suoi attributi (corona, scettro, scudo, orbe), circondata da un doppio cerchio da cui si dipartono le grandi vie consolari (caput viarum); Costantinopoli, rappresentata anch’essa seduta su un trono con lancia e scudo e un copricapo piumato, con accanto una torre sormontata da una statua, fatta erigere da Costantino; Antiochia, seduta sul trono con la lancia, un bambino che rappresenta il fiume Oronte, l’acquedotto e il tempio di Apollo per cui era più famosa, circondato dal bosco di lauri. Vi sono poi le città murate, dal disegno a volo d’uccello simbolico ma sempre diverso: Aquileia, Ravenna, Tessalonica, Ancyra, Nicomedia e Nicea (quest’ultima, di trascurabile importanza strategica, divenne famosa per il concilio che vi si tenne nel 325 e.v.). Sono rappresentati i santuari più importanti di tutte le religioni, come San Pietro a Roma e il tempio di Apollo ad Antiochia, oltre ad altri centri sempre con l’indicazione della divinità o del culto, che poteva svolgere anche la funzione di stazione di sosta; ci sono anche curiosità, come il santuario di Augusto situato in un luogo non riconoscibile del subcontinente indiano. Ci sono anche cinque are: le due Are dei Fileni in Libia, l’Ara Alexandri e le due are di Alessandro in India, precedentemente nominate. Esistono poi edifici di dubbio significato, rappresentati con una doppia torre, che potrebbero indicare mansiones o comunque centri di importanza logistica, e che sono gli unici ad essere rappresentati fuori dai confini dell’impero. Si trovano disegnati anche i porti più importanti, come quello di Ostia, rappresentato in modo realistico pur se non nominato e comprendente il Portus Augusti e il porto di Claudio, insieme al faro, e quello alla foce del Rodano (Fossis Marianis, costruito da Caio Mario, l’odierna Arles), oltre agli altri fari, Alessandria e Chrisoppolis in Anatolia. Altri edifici, come terme e magazzini, hanno la loro simbologia specifica. La curiosa Crypta Neapolitana, un lungo edificio a cupola costruito vicino a Pozzuoli, completa il quadro.

Le strade sono contrassegnate da segmenti rossi, non proporzionali al vero ma più lunghi in orizzontale e brevi e talvolta a zigzag in verticale per adattarsi alla deformazione generale, con nomi e distanze scritti in nero, per un totale di settantamila miglia di strade. È stato ipotizzato che gli angoli tra i segmenti siano delle stazioni stradali semplificate, i cui toponimi richiamano nomi di città, di fiumi, opere idrauliche, costruzioni e locande, piante e animali, attività umane, distanze, confini. Solo le vie consolari che partono da Roma hanno i nomi storici, le altre sfoggiano un ricco inventario di nomi che per la maggior parte non ci sono pervenuti altrimenti, creando un ineguagliabile spaccato di vita. Le distanze sono segnate in nero a numeri romani separati da un punto, ma l’unità di misura che rappresentano varia a seconda del luogo: nella maggior parte dell’impero è utilizzato il miglio romano (1480 metri), ma in Gallia è usata la leuga (2200m), in Peloponneso gli stadia (185m), in Persia la parasanga (5000-6000m) e in India il miglio indiano (3000m); soprattutto in Italia il numero è stato talvolta sostituito dalla dicitura co, che potrebbe essere un’abbreviazione per compendium (via più breve), connarum(collegato) oppure ∞ (non compreso dal copista) che indicherebbe la misura di un miglio. Talvolta la distanza inferiore a quella reale potrebbe indicare non il punto di arrivo al centro dell’insediamento ma ad una sorta di “raccordo” stradale, come avviene oggi.

Sono individuati i nomi dei popoli che abitano la maggior parte delle regioni, generalmente in rosso, ma non sempre sono correttamente collocati e in alcuni casi mancano quelli di popoli molto importanti, mentre si lascia spazio anche a quelli apparentemente di scarso interesse, che talvolta danno il nome alla regione o ai luoghi senza però essere espressamente nominati; lo stesso avviene anche per i nomi delle province romane, che risultano in alcuni casi mancanti, mal collocati o solo intuibili.

Sulla Tabula si ritrovano infine indicazioni di varia natura, alcune delle quali in rosso o di diversa grandezza, come confini e linee di demarcazione, informazioni topografiche, estensive annotazioni di carattere storico, mitologico, religioso, sull’origine di animali esotici o mitici e popoli fiabeschi, che la rendono di diritto una delle più straordinarie fonti sulla cultura del mondo antico a noi pervenute.

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