Res Gestae 27-28 agosto del 413 a.e.v. - Blog di Storia
Res Gestae || Nella notte tra il 27 e il 28 agosto 413 a.e.v. si verifica una eclissi di luna che risulta determinante nella tragica spedizione ateniese a Siracusa.
Un’alleanza tra Atene e Segesta, in quegli anni in conflitto con Selinunte per dispute di confine e patti matrimoniali, che coinvolge anche Siracusa, offre agli Ateniesi, già in vantaggio durante la guerra del Peloponneso, l’opportunità di un piano ambizioso per assoggettare la Sicilia, e da lì conquistare l’Italia tirrenica e addirittura sfidare il potere di Cartagine. Con una flotta di 130 triremi e forti del supporto di alleati delio-attici e mercenari, gli strateghi Alcibiade, Nicia e Lamaco, pur in disaccordo sul piano di attacco, salpano già nel 415 alla volta della Sicilia, all’alba di un atto sacrilego con cui erano state mutilate le effigi del dio Hermes poste ai crocicchi, atto compiuto l’ombra del complotto dei 30 tiranni che si paleserà solo pochi anni dopo, ma che pur nel terrore che solleva nei cittadini non riesce a spegnere la speranza nell’impresa. Mentre Alcibiade viene richiamato in patria, dopo svariati successi, per un complotto ai suoi danni da cui si libererà solo fuggendo nella nemica Sparta, nel 414 gli Ateniesi guidati da Lamaco stringono d’assedio Siracusa, la quale, nonostante la morte in battaglia dello stesso Lamaco, sta per capitolare, quando l’arrivo degli Spartani infonde rinnovato coraggio agli assediati stravolgendo le sorti dell’assedio. Nicia, la cui strategia, a differenza di quelle degli altri due colleghi, si sarebbe volentieri basata su tentativi diplomatici (lo ricordiamo già come pacificatore nella guerra archidamica, la prima fase della guerra del Peloponneso), si ritrova ora al comando dell’esercito e, dopo altre sconfitte, accerchiato con i suoi nel porto di Siracusa, non può fare altro che chiedere aiuto in patria. Sopraggiunge infine Demostene con i rinforzi l’estate successiva, ma l’eclissi lunare, interpretata da Nicia come pessimo presagio, gli fa perdere tempo prezioso per la fuga, determinando la sconfitta definitiva, nella quale la flotta viene distrutta e i superstiti, che tentano di fuggire a piedi, vengono inseguiti dai Siracusani presso il fiume Asinaro, e con il beneplacito di Sparta, uccisi o catturati per essere inviati alle cave delle Latomie, dove per la maggior parte moriranno di stenti, mentre Nicia e Demostene, fatti anch’essi prigionieri, verranno strangolati. Pochi fortunati, sopravvissuti, saranno riscattati anni dopo.
A detta di commentatori antichi e moderni, fu il disastro più grave per Atene durante tutto il periodo della guerra del Peloponneso, una disfatta completa sotto ogni aspetto.
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