Parco archeologico di Saturo e sito di Porto Perone, Leporano, Taranto - Blog di Archeologia
Bibliografia completa riguardante il Parco archeologico di Saturo e sito di Porto Perone, Leporano, Taranto.
Il sito di Porto Perone, situato su un promontorio tra due baie di rara bellezza naturale, pur conservando tracce risalenti al Neolitico avanzato, è stato frequentato con certezza fin dal Bronzo Medio, mentre il villaggio adiacente di Satyrion è leggermente più tardo, caratterizzato da ceramiche di tipo proto-appenninico e in seguito di importazione e imitazione micenea, a testimonianza delle intense relazioni commerciali con l’Egeo. Con la fase tardo-appenninica del Bronzo Recente e Finale si assiste, come altrove, alla costruzione di muri di cinta e al cambiamento delle strutture abitative e dei riti sepolcrali, con tombe a grotticella, insieme ad un artigianato più specializzato per quanto riguarda la metallurgia e le ceramiche. Alla fine dell’Età del Bronzo il villaggio viene distrutto e ricostruito sulla sommità della collina dove rimane un centro abitato importante per tutta l’Età del Ferro. Secondo il mito, fu il luogo di approdo dei coloni spartani che poco dopo fondarono Taranto, e che modificarono visibilmente il paesaggio di Satyrion, livellandone il terreno per costruire aree di culto, cinte murarie, abitazioni e tombe semplici e a camera. L’area rimase un centro fiorente e un porto importante per tutta l’età classica e anche dopo la conquista romana, come testimonia la presenza dell’abitato, di un acquedotto (Acque Ninfali) e di un relitto sommerso, ma i Romani distrussero l’importante Santuario della Sorgente, che non fu mai ricostruito. In età imperiale venne costruita una grande villa di rappresentanza con impianto termale e splendidi mosaici, mentre nell’Alto Medioevo fu costruita su parte di essa una villa rustica con una necropoli. Nel XV secolo, coprendo parzialmente le rovine delle due ville, venne costruita una torre costiera di avvistamento di medie dimensioni. Il sito ebbe importanza strategica anche durante la II guerra mondiale. È stato scavato a più riprese fin dagli ’50 ed è aperto al pubblico dal 2006.
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